Perché mi candido


Il mio nome è Giovanni Garzia, sono un imprenditore, padre di due figli, ormai grandi. Forse mi conosci, di certo percorriamo le stesse strade per tornare a casa dopo il lavoro e condividiamo un futuro comune, qui, ad Anzio. Te lo confesso: non è semplice per me scrivere questa lettera. Ho deciso, però, di farlo, di superare la mia riservatezza, consapevole del fatto che oggi noi, tutti noi, non abbiamo più tempo da perdere. Siamo di fronte alla nostra ultima occasione.
Anzio, infatti, e i nostri figli e nipoti con essa, si trova oggi davanti a un bivio: proseguire sulla strada del degrado, mettendosi nelle mani di chi non è competente né libero dagli interessi di gruppo, o prendere la via della rinascita, come già in passato ha saputo fare. Io sono, lo ammetto, fiducioso. Perché risorgere è nel nostro DNA, lo abbiamo già dimostrato. Lo so perché la mia famiglia ha vissuto ogni epoca della città: dalla più dolorosa, alla ricostruzione, fino al presente. Abbiamo sempre operato nei momenti più difficili di Anzio per il bene comune: non ci tiriamo indietro davanti a una responsabilità e consideriamo il nostro lavoro, anche il più umile, il modo migliore per fare politica. Ogni giorno, come un impegno costante e quotidiano, ma anche di fronte alle grandi imprese. Mio padre come il tuo, ha ricostruito con le proprie mani e con il sudore delle sfide epocali questa città. È il ricordo delle sue opere e della sua fatica che mi dà la forza oggi di credere nel riscatto di Anzio. Grazie a lui sento la motivazione per candidarmi a sindaco con la lista civica Patto per Anzio. Perché come i nostri nonni e padri hanno ricostruito Anzio sulle macerie della guerra, noi oggi dobbiamo farlo sulle macerie della mala politica.
Guardiamoci intorno, guardiamo le nostre strade, le nostre piazze. Dovrebbero essere la casa all'aperto dei bambini, il posto di incontro dei ragazzi, il luogo dove camminare sereni e vivere la sera. Invece sono spesso vuote, quasi sempre sporche, abbandonate. Sono uno dei segni più evidenti della decadenza della città. La responsabilità è di chi ci ha traditi, di chi ha trasformato le speranze di rinascita di una intera generazione nel sentimento di sconfitta e di rinuncia che sentiamo oggi.
La cattiva politica ha occupato Anzio, l'ha usata, ha cercato di trasformarla in un posto senza cuore e senza identità, privo di difese, arreso e spento. La cattiva politica ha tolto l'anima alla città per lasciarci solo cemento e case vuote. Solo il nostro orgoglio, le nostre comuni speranze, la nostra forza morale di persone perbene restano come ultimi baluardi di fronte al degrado. Ecco perché è per noi il momento di agire, di ridare ai cittadini la speranza, ai figli una casa comune accogliente e più sicura. Le cose da fare sono tante: prima di tutto dobbiamo rifondare la vocazione turistica di Anzio, realizzare un piano straordinario di riqualificazione delle periferie, sistemare le scuole. Allo stesso modo, però, è importante decidere insieme le priorità da cui partire. Per questo ho deciso di iniziare una campagna di ascolto. Nei prossimi giorni vieni a trovarci al nostro comitato, in via Fanciulla d'Anzio n. 6, o al camper, la nostra sede mobile, che troverai ai mercati e nelle piazze. Perché non c'è un solo luogo in cui stare. Anzio va unita e ascoltata tutta, come una famiglia in cui ciascuno conta e si mette all'opera per la rinascita della città.
Io lo faccio per primo e per primo ci metto la faccia. Perché sono un uomo libero di fare bene. Libero dai partiti e dalle logiche di potere che hanno ferito Anzio. Libero perché così ho sempre lavorato e solo così so essere. Ma anche determinato a fare bene, perché la mia vita è la storia di un lavoratore che ha saputo rischiare, quando necessario, e guardare lontano, come un imprenditore ogni giorno, lo sai, deve fare.
È di questo che Anzio ha bisogno; di libertà e di competenza insieme. Non ci servono rivoluzioni, capaci di spazzar via tutto, anche l'orgoglio che ci resta, e nemmeno una cupa e sorda continuità. Anzio ha bisogno di un patto tra persone oneste e concrete.

È ora il tempo della rinascita: insieme noi cittadini saremo liberi di fare bene.



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